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L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re...ma è proprio così?

2024-11-08 10:18

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Quante volte abbiamo sentito, o noi stessi abbiamo ripetuto, la frase: “L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re”. Molti di noi sono cresciuti con l’idea che Voglio sia una sorta di parolaccia, e coerentemente insegnano ai figli che dire “voglio” non è corretto. Ma è proprio così? Pensiamo ad una cosa curiosa che a volte accade: capita di sentire, da parte di genitori che hanno figli ormai grandicelli, lamentele rispetto al fatto che il o la figlioletto/a non sanno cosa vogliono, si fanno trascinare dal gruppo, non hanno idee chiare, desideri e aspirazioni. Questa spiacevole situazione potrebbe avere a che fare anche (non solo ovviamente) con l’erba voglio…?


Idee, convinzioni, pensieri, desideri, aspirazioni non spuntano magicamente da un giorno all’altro, fanno parte del processo di sviluppo: maturano e si consolidano mano a mano che cresciamo, ma perché siano veramente nostri, cioè espressione di ciò che siamo e vogliamo essere, devono essere riconosciuti dagli altri fin dalla nascita. Dobbiamo cioè crescere con adulti che ci incoraggino ad usare il linguaggio personale.


Il linguaggio personale, è quello attraverso il quale esprimiamo i nostri sentimenti, le nostre reazioni, le necessità e i limiti….


il nucleo del linguaggio personale è:


“Voglio. Non voglio”


“Mi piace. Non mi piace”


“Si. No.”


(J. Juul, Il bambino è competente)


Consentire ai bambini fin da piccoli di poter esprimere liberamente e serenamente ciò che vogliono è fondamentale, il nostro compito in questo caso è quello di spiegare perché si e perché no; accogliere le richieste per noi sensate e respingere, motivando, quelle che non possiamo o vogliamo soddisfare. Dovremmo incoraggiare i bambini ad esprimersi con il voglio o, se vi piace di più, il vorrei. E’ importante che sappiano che è giusto per una crescita sana esprimere ciò che sentono e desiderano. E’ ovvio che il nostro intervento di mediazione deve essere proporzionato all’età: è massimo quando il bambino è molto piccolo; si dovrebbe poi allentare in modo progressivo mano a mano che cresce, diventando poi uno scambio tra adulti, che non hanno il timore di esprimere anche disaccordo perché alla base si è sviluppato un rapporto di fiducia che permette di essere onesti e sinceri.


Per capirci una sorta di: non condivido, ti spiego come la penso, poi decidi tu e io rispetterò la tua decisione. 


Non pensiamo quindi al IO VOGLIO come ad una parolaccia, perché è invece una frase importantissima. Dovremmo educare i nostri figli ad usarla di più.


Una cosa molto importante: il linguaggio personale non è la sfuriata del io voglio, ma è un'espressione pacata e limpida di ciò che penso e sento.



Non è vero che il bambino voglia la luna nel pozzo, che si lasci comprare con l’indulgenza e la remissività, che sia un anarchico nato. No, il bambino ha il senso del dovere, se non viene imposto con la prepotenza; rispetta i programmi e ama l’ordine, non rinnega regole e doveri. Esige soltanto di non essere caricato di un fardello troppo pesante, di non rovinarsi la schiena, di trovare comprensione là dove esita, scivola o affaticato fa una sosta per riprendere fiato…Il bambino vuole essere trattato con serietà, esige fiducia, direttive e consigli. (J. Korczak, Come amare il bambino).


Un suggerimento: essere noi per primi diretti e chiari nell’esprimere bisogni e desideri, in questo modo si è un esempio. I bambini lo sono per natura, se noi non abbiamo un linguaggio personale anche loro smetteranno di averlo.  


Prima di lasciarvi altre due citazioni (J. Juul, Eccomi e tu chi sei?)


"Solo quando sentiamo che possiamo dire anche no e che il nostro no viene rispettato possiamo dirci sì l’un l’altro di tutto cuore…Il no di cui parliamo non è un no alla comunità ma un si a se stessi all’interno della comunità. Il vantaggio è che ciascun membro della famiglia impara ad assumersi la propria responsabilità".


"E’ responsabilità dei genitori prestare ascolto attentamente ai figli quando dicono di che cosa hanno voglia e di che cosa no. Quando una bambina chiede il gelato o una nuova Barbie la psicologia ha poco da dire; è semplicemente normale che sia così. Ma se comincia a fare i capricci e a creare continuamente lo scontro non è il gelato o la bambola che le manca, ma qualcos’altro, e sta ai genitori scoprire di che cosa si tratta."








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